domenica 10 febbraio 2008

Una «guida» per la cattedrale

il Centro — 10 febbraio 2008 pagina 02 sezione: CHIETI

CHIETI. Un omaggio alla città e a quanti, turisti o cittadini, si appassionano di arte. L’ultima fatica del teatino Marco Mascitelli, architetto che s’interessa di architettura del paesaggio è dedicata alla “Cattedrale di S.Giustino” a Chieti, libello tascabile per i tipi delle edizioni Tabula Fati.

Interessante e ricca di notizie la premessa con la ricostruzione della storia cittadina in un libro che rappresenta una interessa guida turistica. Dal periodo in cui fu capoluogo del territorio dei Marrucini, quando lo storico Strabone la definì “caput gentium”, la ricostruzione storica arriva fino ai giorni nostri, non senza toccare chicche come il passaggio nel 1860 di Vittorio Emanuele II, diretto all’incontro in Campania con Garibaldi per ricevere la consegna simbolica del Regno delle Due Sicilie.

Viene ricordato che in quell’occasione Chieti divenne il capoluogo della nuova provincia d’Italia e il re, dopo aver ricevuto le chiavi della città, lasciò quaranta carabinieri, tra gli addetti alla sua scorta, come primo presidio di quella che sarebbe diventata l’VIII Legione il 24 gennaio 1861, con competenze su Abruzzo e Molise.

Per la cattedrale di San Giustino si ricorda che il primo originario tempio nell’801 ebbe la medesima sorte della città, distrutta quasi completamente da Pipino il Breve, figlio di Calo Magno, dopo una lunga resistenza. Successivamente alll’incendio fu riedificata nello stesso luogo e sui resti di antiche case romane sul colle Gallo. Dopo un crollo il tempio fu ricostruito nell’XI secolo e la pianta attuale dell cripta risale appunto a quell’epoca.

Dopo vari rimaneggiamenti «la facciata definitiva della chiesa è quella che oggi funge da ingresso e si collega con il campanile, mentre quella che guarda la piazza non è altro che il fianco della chiesa», è scritto nel libro di Mascitelli.

Tutte le notizie sul santo patrono riportate hanno ovviamente carattere agiografico e non storico. I pochi dati certi storici appaiono nel XIII sec, perché mancano fonti archivistiche, andate probabilmente disperse nell’incendio dell’801.

Dopo l’excursus storico l’autore del testo esamina l’architettura del tempio e si sofferma sulle opere presenti e anzi, all’interno del volumetto, c’è un inserto con le foto a colori dei principali affreschi. Scopriamo anche qual è la più antica immagine di San Giustino. Come scrive nel 1943 lo studioso Francesco Verlengia «in una parte del piccolo corridoio che mette in comunicazione la sacrestia con l’abside della cripta, è murata una formella scolpita in pietra a bassorilievo... rappresenta S. Giustino. Era posta in origine davanti all’altare nella cripta, insieme ad una lunga iscrizione lapidea del 1432... Fu tolta e murata insieme con l’iscrizione sulla parete attuale intorno alla fine del secolo scorso. Si può considerare l’immagine più antica di San Giustino finora conosciuta, e documento più importante per determinare i dati iconografici del santo».

Marco Di Clemente

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